domenica 23 ottobre 2016

Le "Fontanelle rionali" di Roma


Si stima che a Roma le fontane sparse tra vie, vicoli e piazze, siano circa 2500, da quelle più antiche a quelle più moderne, da quelle realizzate da grandi artisti, a quelle che hanno riutilizzato sarcofaghi romani o elementi architettonici provenienti da monumenti antichi.

Non molti sanno che all'inizio del ventesimo secolo furono commissionate alcune fontane che rispecchiassero le caratteristiche dei quartieri nei quali sarebbero state posizionate, le cosiddette Fontanelle rionali.

Per trovare chi le dovesse realizzare s'indisse nel 1924 un concorso, vinto dall'architetto Pietro Lombardi, collaboratore di Marcello Piacentini.

Lombardi vinse il concorso con il progetto della Fontana delle Anfore, che doveva rappresentare il Rione Testaccio.

Fontana delle Anfore
La fontana in travertino, inaugurata nel 1927, fu posizionata originariamente in quella che allora veniva chiamata Piazza Mastro Giorgio (oggi Piazza Testaccio), ma già nel 1935 venne spostata in Piazza dell'Emporio per problemi di cedimento del terreno.
Recentemente la fontana è stata ricollocata nella sua sede originaria, dopo lo spostamento in altra sede del mercato rionale che nel frattempo si era insediato in Piazza Testaccio.

Piazza Testaccio con la Fontana delle Anfore
La fontana è a pianta circolare ed è divisa da quattro raggi che si alternano a quattro rampe di scale di sette gradini.

L'elemento centrale della fontana è a forma quasi conica, ed è costituito da anfore ammassate l'una sull'altra.

Fontana delle Anfore
L'anfora è un po' il simbolo di Testaccio, il rione sulla riva sinistra del Tevere dove in epoca romana si trovava il porto fluviale della città, al quale approdavano le imbarcazioni che risalivano il fiume dal Porto di Ostia rifornendo l'Urbe delle mercanzie più lussuose, ma soprattutto di vino e olio contenuto in anfore.

Le anfore che contenevano l'olio dovevano essere gettate dopo l'uso per problemi igienici, e una volta fatte a pezzi venivano accatastate in maniera molto ordinata, e negli anni andarono a creare quello che venne chiamato Monte Testaccio, dalla parola "testae" ovvero cocci.

L'acqua si riversa in quattro vasche scavate nei suddetti raggi, decorati esternamente da un'altra anfora in bassorilievo, dalla quale esce un getto d'acqua.
Quattro teste di caprone con gli stemmi del Comune di Roma si trovano invece all'estremità opposta di ogni vasca.

L'acqua sgorga anche all'angolo che formano i raggi della fontana, riversandosi in piccole vaschette.
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Pietro Lombardi venne incaricato da Filippo Cremonesi, primo governatore di Roma, di realizzare le Fontanelle rionali.

L'architetto disegnò tra il 1926 e il 1930 per questo progetto diverse fontane, ma solo nove vennero realizzate.
Di queste, due fontane non esistono più: quella realizzata per il Rione S.Lorenzo distrutta dai bombardamenti del 1943, e quella di Piazza Scossacavalli nel Rione Borgo rimossa durante i lavori di apertura di Via della Conciliazione, e ricostruita anni dopo nella zona denominata Tomba di Nerone.

Le fontane ancora esistenti sono:

- la Fontana dei Libri
- la Fontana della Botte
- la Fontana della Pigna 
- la Fontana del Timone 
- la Fontana delle Arti  
- la Fontana delle Tiare
- la Fontana delle Palle di Cannone
- la Fontana dei Monti

La Fontana dei Libri si trova nel Rione Sant'Eustachio.

Fontana dei Libri
La fontana è collocata in Via degli Staderari, via che prende il nome dai numerosi artigiani, costruttori di bilance o stadere, che lavoravano un tempo nella via parallela a questa, scomparsa quando si ampliò Palazzo Madama.

Questa via infatti era un tempo chiamata "dell'Università" in quanto limitrofa all'Università di S.Ivo alla Sapienza, operante nell'edificio su cui poggia la fontana fino al 1935, ed ora sostituita dall'Archivio di Stato.

Palazzo della Sapienza con guglia della Chiesa di S.Ivo alla Sapienza
Pietro Lombardi disegnò per ricordare l'antica istituzione culturale, una fontana composta da due mensole su cui poggiano due libri antichi.

Dai segnalibri dei due volumi inferiori sgorga l'acqua, che si getta sul selciato, mentre nella vaschetta semicircolare sottostante, si getta quella che esce da due bocchette poste sulle coste dei tomi superiori.


Tra i libri si trova il simbolo del rione: un cervo tra le cui corna apparve al generale romano Placido una croce luminosa sormontata dalla figura di Gesù, che con le sue parole lo convertì al cristianesimo.
Per questa ragione Placido, che prese il nome di Eustachio, fu martirizzato durante il regno di Adriano (I/II secolo d.C.).

La casa del Santo si sarebbe trovata dove venne costruito in ricordo  un oratorio da Costantino, e dove successivamente venne eretta la Basilica di Sant'Eustachio (sita non molto distante dalla fontana).

Fontana dei Libri
La fontana è in travertino ed è alimentata dall'Acqua Vergine.
Si trova all'interno di una nicchia con arco a tutto sesto, sul quale vi è la scritta S.P.Q.R..
Le palle sotto l'arco sono il simbolo della famiglia Medici, un tempo proprietaria di Palazzo Madama che sorge proprio di fronte alla fontana, e dalla quale famiglia proveniva Papa Leone X, fondatore della Chiesa di S.Ivo alla Sapienza, nata come cappella universitaria all'interno del cortile di Palazzo della Sapienza.

In verticale è scritto il nome del rione e in orizzontale il suo riferimento numerico: VIII.
Ma si è commesso un errore! Il Rione  Sant'Eustachio è infatti il IV e non l'VIII (corrispondente invece a Campo Marzio).

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La Fontana della Botte si trova nel Rione Trastevere.

Fontana della Botte
La fontana in travertino, alimentata dall'Acqua Paola, si trova in Via della Cisterna.

In questo zona erano diffuse le osterie e sono stati presi come simbolo del rione gli attrezzi atti alla mescita del vino: una botte, un tino e le misure di un litro.

L'acqua esce da un "caratello", nome con il quale veniva chiamato un tempo il recipiente per il trasporto del vino, per riversarsi poi in un tino, dove veniva conservato il mosto.
L'acqua sgorga anche dai bolli dei recipienti da un litro posti accanto al "caratello".

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La Fontana della Pigna si trova in Piazza S.Marco, davanti al Vittoriano, nel Rione Pigna.


Fontana della Pigna
Il rione prende il nome da una grande pigna in bronzo di epoca romana ritrovata nella zona, facente parte probabilmente del Tempio di Iside in Campo Marzio, come simbolo di vita e fertilità, o forse  parte di una fontana delle Terme di Agrippa.

La pigna romana, che gettava acqua dalle punte e che è alta quasi 4m, porta la firma dello scultore Publio Cincio Savio.

Venne collocata nel 750 nel centro del quadriportico dell'antica Basilica di S.Pietro, dove alimentava il cantharus, la fontana per le abluzioni.
Fu poi spostata nel 1608 in un cortile dei Musei Vaticani che dalla scultura prese il nome di Cortile della Pigna.

pigna romana nel Cortile della Pigna (Musei Vaticani)

Dante Alighieri, che forse vide la pigna durante la sua visita a Roma per il Giubileo de 1300, la cita nella Divina Commedia paragonandola al viso del gigante Nembrot:

"La faccia sua mi parea lunga e grossa
come la pina di San Pietro
 a Roma,
e a sua proporzione eran l’altre ossa"
(Inf. XXXI, 59).

La fontana rionale riproduce la pigna romana in piccolo, sorretta da due corolle stilizzate di tulipani che partono da un sottile stelo.
L'acqua esce da due cannelle laterali che la riversano in vaschette poste a livello del terreno.

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La Fontana del Timone si trova a Trastevere lungo il frontespizio del Complesso del S.Michele, lungo la sponda del Tevere prospiciente il Porto di Ripa Grande, ma vuole rappresentare con i suoi attributi il Rione Ripa.

Fontana del Timone
Nel travertino sono scolpiti un timone e una barra, dalla quale l'acqua esce e viene raccolta nella vasca circolare sospesa sottostante.

Dal timone partono due volute, alla cui estremità sono scolpiti anelloni per l'attracco delle navi.
Al centro di questi esce altra acqua che viene raccolta nelle grate del basamento in porfido sottostante.

Fontana del Timone
La fontana, realizzata nel 1930 ed alimentata dall'Acqua Paola, è affiancata da due stemmi comunali ed è sormontata da uno stemma a volute.

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Per vedere la Fontana delle Arti bisogna spostarsi in Via Margutta, alle pendici del Pincio nel Rione Campo Marzio.

Fontana delle Arti
Questa strada ospitava anticamente botteghe artigianali e stalle.
Negli anni Cinquanta divenne la via preferita degli artisti, tra i quali registi come Fellini, attrici come Anna Magnani, pittori come Giorgio de Chirico.
Oggi la via è costellata da gallerie d'arte.

E' quindi l'arte ad aver ispirato Pietro Lombardi nella realizzazione del disegno di questa fontana a base triangolare.

Tavolozze, cavalletti e arnesi da scultore sono sormontati da un secchio con pennelli da pittore.
I due mascheroni, uno felice e l'altro triste, simboleggiano le vicende alterne degli artisti.
Poggiano su mensole poste su cavalletti, e versano l'acqua che sgorga dalla loro bocca, nelle sottostanti vaschette.
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Nel Rione Borgo si trova la Fontana delle Tiare, a Largo del Colonnato, vicino alla Basilica di S.Pietro e al Passetto.

Fontana delle Tiare
La fontana posta su un basamento trifogliato, è costituita da tre tiare papali lavorate a rilievo, sovrapposte da una quarta, e da tre coppie di chiavi di S.Pietro.
L'acqua sgorga da cannelle poste sulle chiavi, e si raccoglie in tre vaschette a forma di conchiglia.

particolare della Fontana delle Tiare
Tra le vaschette si distinguono il fascio littorio, la scritta S.P.Q.R. e le insegne pontificie.

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Non molto distante, sempre vicino al Passetto, a Via di Porta Castello fu posta la Fontana delle Palle di Cannone, anch'essa dedicata al Rione Borgo.

Fontana delle Palle di Cannone
Le palle di cannone alludono chiaramente a quelle che venivano sparate dal vicino Castel Sant'Angelo.

Un arco di travertino a tutto sesto, con al centro lo stemma del Comune di Roma, incornicia la fontana costituita da una piramide di palle di cannone.
Al centro della composizione si trova un mascherone dal quale sgorga l'acqua, che si getta nella sottostante vasca con funzione di abbeveratoio per i cavalli.

Da altre due palle posizionate sull'arco, sgorga altra acqua,che si riversa in altre due vaschette.

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Infine, la Fontana dei Monti si trova vicino all'Arco di Gallieno, in Via S.Vito nel Rione Monti, e vuole rappresentare i monti Esquilino, Viminale e Celio, un tempo riuniti nello stesso rione.

Fontana dei Monti
L'acqua sgorga dai tre monti stellati e ricade nelle sottostanti vaschette sospese.
L'Acqua Marcia alimenta questa fontana.

particolare della Fontana dei Monti

CONCLUSIONI
Pietro Lombardi fu soprannominato per le sue fontane moderne il "Giacomo della Porta del Novecento".
L'architetto volle mettere nei suoi arredi urbani la tradizione e la storia dei singoli rioni romani. 
Per questo volle anche usare per tutte le sue fontane la tipica pietra romana, il travertino.
Queste fontane, alcune conosciute, altre un po' nascoste, sono la testimonianza che Roma, pur essendo divenuta una grande e moderna città, ha saputo mantenere quelle realtà di quartiere tipiche dei piccoli borghi medievali.


sabato 15 ottobre 2016

Roma: la Cappella Spada


Non molti sanno che a Roma, a poca distanza da Palazzo Farnese e da Campo dei Fiori, si trova la cappella gentilizia della famiglia Spada, che aveva la sua residenza a pochi metri da qui, nel bellissimo palazzo che da loro prende il nome, oggi sede della Galleria Spada, e conosciuto al grande pubblico per la Galleria Prospettica del Borromini (palazzo al quale ho dedicato tre dei miei post).

E proprio al Borromini, fino a pochi anni fa, si attribuiva la paternità di questa particolare ed elegante cappella, posta sul fianco destro della navata della Chiesa di S.Girolamo della Carità.

In questa chiesa barocca, posta su Via di Monserrato, visse trentatré anni S.Filippo Neri fondando qui il suo oratorio, e vi risiedettero anche Sant'Ignazio di Loyola e S.Carlo Borromeo.

facciata della Chiesa di S.Girolamo della Carità
In questa chiesa l'avvocato Orazio Spada, molto legato a S.Filippo Neri, ottenne nel 1595 di poter erigere una cappella dedicata agli esponenti della sua famiglia, morti nei tre secoli precedenti.
Suo fratello Paolo, esattore delle imposte, lasciò alla sua morte una somma per costruirla, ma furono due dei suoi figli, il Cardinale Bernardino e l'oratoriano Virgilio, a portare a termine il progetto e la realizzazione della cappella.

navata della Chiesa di S.Girolamo della Carità
Fu proprio l'architetto dilettante Virgilio Spada, consigliato spesso dal fratello Bernardino, e assistito e consigliato da Paolo Maruscelli, da Francesco Righi e dal Borromini, che progettò e curò la costruzione e la decorazione di questo luogo di memoria e di esibizione del prestigio familiare.

Virgilio Spada raccolse idee e spunti da vari artisti (Cosimo Fanzago, Pietro da Cortona, Giulio Buratti), e chiese a Francesco Borromini di realizzare un disegno per il paliotto dell'altare e per il pavimento della cappella, che vennero però eseguiti in maniera diversa.

La Cappella Spada risultò quindi un'opera con vari richiami artistici, che in ogni caso non si possono attribuire totalmente al Borromini, come si è per lungo tempo pensato.

I lavori per la realizzazione si protrassero dal 1634 al 1660.

Dalla forma rettangolare, la cappella si caratterizza per il gioco dei suoi marmi policromi e per le sue forme armoniose.

Si evidenzia l'assenza di membrature architettoniche (quindi non vi sono né colonne, né paraste), tipiche dello stile dell'epoca.

decorazione in marmo ad intarsio delle pareti
Sulle pareti si alternano invece fasce in alabastro e fasce intarsiate di marmo giallo su fondo rosso, che rappresentano gigli, stelle e spade, emblemi della famiglia Spada.
Questa decorazione parietale assomiglia ad un arazzo o ad un tessuto damascato, e fu realizzata da Giovanni Battista Scala, detto il Napoletano, Giovanni Maria della Monaca e Giovanni Somazzi.

Il pavimento è in bardiglio grigio, mentre i gradini dell'altare sono in pietrasanta, con fiori recisi in marmo giallo antico.

Nella volte a botte sono affrescate la colomba dello Spirito Santo, le figure di Fede e Carità, e girali d'acanto in monocromo.

volta della cappella
Sull'altare è posta un'antica icona della Madonna, un affresco staccato circondato da una corona d'alloro in marmo verde antico e da una corona di foglie di palma in marmo giallo.

icona della Madonna col Bambino (XV sec.)
L'altare, con paliotto intarsiato di rami fioriti e gigli, è inquadrato da due sgabelli rivestiti di finti drappi in marmo, coronati da due urne reliquiarie.

paliotto dell'altare della cappella
uno dei due sgabelli con drappo e testo in latino
Sui drappi sono scritti testi in latino.
In uno dei due testi si menzionano Jacobello Antonio e Federico Spada che ospitarono S.Francesco nella loro casa a Gubbio dopo che il Santo, al quale la famiglia Spada era molto devota, era stato spogliato e malmenato da ladroni, e gli donarono una nuova tunica.
I due ritratti in rilievo in marmo bianco su fondo giallo della parete di fondo, raffigurano S.Francesco e S.Bonaventura, e sono opera di Paolo Naldini.

S.Francesco e S.Bonaventura (Paolo Naldini)
Originariamente accompagnava il ritratto di S.Francesco quello del Beato Guido, che venne sostituito da S.Bonaventura per il divieto di culto dei beati nelle chiese.

Sulle due pareti laterali vi sono le due statue in marmo bianco, realizzate su divanetti in marmo giallo con schienale in marmo nero e cuscini e sedute in alabastro.

statua di Giovanni Spada (Cosimo Fancelli)
Le statue rappresentano Giovanni Spada, avvocato concistoriale e uditore di Papa Innocenzo IV, opera di Cosimo Fancelli (a destra), e Bernardino Lorenzo Spada, vescovo di Calvi, opera di Ercole Ferrata (a sinistra).

statua di Bernardino Lorenzo Spada (Ercole Ferrata)
I sei ovali con i busti in marmo bianco, tre su ogni parete laterale della cappella, ritraggono alcuni antenati della famiglia.

Nei clipei della parete destra, partendo da sinistra, sono raffigurati Mutio e suo nipote Antonello Spada (opera di Ercole Ferrata), Ghino di Mengo Spada (di Giuseppe Peroni), e Pietro di Cecco e Serrone di Pietro Spada (di Paolo Naldini).

Mutio e Antonello Spada (Ercole Ferrata) - Ghino di Mengo Spada (Giuseppe Perone) - Pietro di Cecco e Serrone di Petro Spada (Paolo Nandini)
Sulla parete sinistra sono ritratti invece i fratelli Amadore I e Aleramo Spada (di Paolo Naldini), Amadore II Spada (di Francesco Baratta) e Amadore e suo figlio Mengo Spada (di Antonio Raggi).


Amadore I e Aleramo Spada (Paolo Naldini ) - Amadore II Spada (Francesco Baratta) - Amadore e Mengo Spada (Antonio Raggi)
A delimitare la cappella non si trova una semplice balaustra ma due angeli in marmo bianco inginocchiati, che reggono una tovaglia dell'eucarestia in diaspro di Sicilia rigato.

angeli con tovaglia eucaristica (Antonio Giorgetti)
angeli con tovaglia eucaristica (Antonio Giorgetti)
particolare di un angelo
L'angelo a destra ha ali in legno che possono ruotare su perni per dare accesso alla cappella.
Quest'opera è stata realizzata da Antonio Giorgetti, allievo del Bernini.

angelo con ali di legno

Orario: solo la domenica 10.00/13.00

CONCLUSIONI
Nonostante il grande impegno per la realizzazione della cappella, Virgilio Spada preferì essere sepolto altrove, e le uniche due sepolture qui presenti sono quelle di Orazio Spada, fondatore della cappella, e di suo figlio Gregorio.
La cappella rappresenta un po' un unicum nel repertorio artistico dell'epoca, capace di trasmettere un senso di raccoglimento intorno ai propri famigliari, ma allo stesso tempo un mausoleo nel quale si evince la voglia di elevarsi rispetto ai canoni dello stile delle altre cappelle gentilizie delle famiglie nobili romane, delle quali la famiglia Spada avrebbe voluto far parte.
Una sosta quasi obbligata alla scoperta di questa importante famiglia.


sabato 8 ottobre 2016

Roma: Palazzo Spada


Palazzo Spada Capodiferro si trova nei pressi di Piazza Farnese e Campo de' Fiori, nel rione Regola a Roma.

Il palazzo è sicuramente uno dei più belli e rappresentativi dell'architettura manieristica a Roma, di quella corrente artistica che si sviluppò tra il Rinascimento e il Barocco (1530/1610).

La sua ricca facciata principale si trova su Piazza Capodiferro, piazza così chiamata dal nome dalla casata di colui che fece erigere tra il 1548 e il 1550 il palazzo: il Cardinale Girolamo Capodiferro, uomo raffinato, colto e di ideali umanistici.


Il Cardinale diede l'incarico della realizzazione dell'edificio a Bartolomeo Baronino di Casale Monferrato e le decorazioni a Giulio Mazzoni e Diego di Fiandra (la facciata) e a Tommaso del Bosco e Leonardo Sormani (cortile).

facciata di Palazzo Spada
La facciata presenta al pian terreno un rivestimento a bugnato rustico a conci alterni.
Il portone centinato si trova al centro di otto finestre architravate.

centina del portone sormontato da stemmi
Il primo piano è invece caratterizzato dall'alternanza di nove finestre e otto nicchie nelle quali si trovano le statue a stucco di Uomini illustri della Storia di Roma: Traiano, Gneo Pompeo, Fabio Massimo, Romolo, Numa, Marcello, Cesare, Augusto.

Traiano
Gneo Pompeo Magno


Fabio Massimo

Marcello
Cesare
Augusto
Romolo e Numa
I loro nomi sono scritti in riquadri.
Le decorazioni scultoree della facciata sono manieristiche.

Tra le piccole finestre del mezzanino, al di sopra dei timpani che coronano le nicchie, vi sono medaglioni con la rappresentazione di un cane e di una colonna fiammeggiante alla quale è avvolto un cartiglio con il motto in latino "UTROQUE TEMPORE" (= "in ogni tempo), l'impresa mistica del Cardinale Capodiferro, ovvero la sua fedeltà alla Chiesa cattolica.

Lo stemma, affiancato dalle personificazioni di due Virtù, posto al centro di quest'ordine, oggi reca i simboli della famiglia Spada (tre spade in banda l'una sull'altra e tre gigli in testa), mentre un tempo recava quelli di Papa Paolo III Farnese (amico del Cardinale Capodiferro).
Al di sopra delle finestre putti sostengono dei festoni.

stemma della famiglia Spada affiancato da due Virtù e da due medaglioni con  i simboli del Cardinale Capodiferro
Sull'ultimo ordine della facciata, cariatidi e candelabra sorreggono un festone.
Nelle specchiature con cornici in stucco, alternate alle finestre, sono raccontate in latino le gesta dei personaggi delle statue del primo piano.

in alto specchiature con iscrizioni della gesta degli uomini illustri romani
Dal portone della facciata principale si accede al cortile storico.

cortile storico di Palazzo Spada
Il portico del pian terreno è decorato da metope e triglifi.
Le metope sono ornate dal toro (uno dei simboli gentilizi dei Capodiferro) e dal cane con colonna fiammeggiante (del Cardinale Girolamo Capodiferro), mentre lo stemma di Papa Giulio III è posto agli angoli degli archi: le ghirlande di rovere e montagnole formate da tre cime.
Ciò denota l'amicizia tra il Cardinale e il Papa.

simboli araldici di Papa Giulio III: montagnole a tre cime e ghirlande di rovere
il toro simbolo gentilizio dei Capodiferro
Al di sopra si trova un fregio in stucco con la rappresentazione di una Centauromachia e una Caccia alle fiere.

particolare della Centauromachia
particolare della Caccia alle fiere
Statue in stucco di divinità pagane, legate due a due da leggende, trovano posto nelle nicchie dell'ordine superiore: Ercole e Onfale, Marte e Venere, Giunone e Giove, Plutone e Proserpina, Minerva e Mercurio, Amphitrite e Nettuno.

Marte e Venere
Ercole e Onfale
Plutone e Proserpina
Giunone e Giove
Nettuno e Anphitrite
Minerva e Mercurio
Alla statua di Nettuno venne troncato un dito da una cannonata francese nel 1849.

Nella parte frontale dell'ingresso del cortile due copie di efebi reggono gli stemmi di Giulio III Ciocchi del Monte e del Re di Francia Enrico II.

efebi che reggono lo stemma di Papa Giulio III (a sinistra) e lo stemma del Re di Francia (a destra)
Alle estremità due giovani armati mostrano scudi con lo stemma Spada, che sostituì quello originale dei Capodiferro.

a sinistra giovane armato con stemma Spada
a destra giovane armato con stemma Spada
A livello dell'ammezzato trovano spazio chimere, satiri e figure alate che reggono festoni.
Un fregio con tritoni e divinità marine, e più in alto sopra le specchiature girali d'acanto con figure alate, decorano la parte superiore del cortile.

ammezzato con chimere, satiri e figure alate con festoni (tra le finestre) / parte superiore con tritoni e divinità marine e fregio con girali d'acanto e figure alate
Stando al centro del cortile si poteva ammirare (oggi celata dalla vetrata della biblioteca), la Colonnata Prospettica del Borromini (di cui parlerò tra breve).

sovrapposizioni d'immagini: Colonnata Prospettica del Bernini attraverso la vetrata della  Biblioteca del palazzo e riflesso sulla vetrata di un lato del cortile storico
Colonnata Prospettica vista dal cortile storico
ATTENZIONE: il cortile storico è visitabile solo nei giorni
                         lunedì, mercoledì e venerdì  15.00/17.00
                         sabato                                   10.00/12.00
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Alla morte del Cardinale Girolamo Capodiferro il palazzo passò a sua madre Bernardina e a suo nipote Pietro Paolo Mignanelli.
Successivamente il palazzo venne affittato ad alcuni cardinali prima di essere venduto nel 1632 al Cardinale Bernardino Spada.


Il nuovo proprietario volle apportare al palazzo numerose migliorie, moltiplicando gli spazi con illusioni prospettiche.
Si avvalse per le trasformazioni interne del palazzo dell'architetto Paolo Maruscelli, seguito poi nella continuazione dei lavori da Francesco Borromini aiutato da Francesco Righi, e con interventi di Girolamo Rainaldi, di Vincenzo Della Greca e di Gian Lorenzo Bernini (che ristrutturò lo scalone d'onore).

Nel 1642 venne dipinta da Giovanni Battista Magni sul muro del giardino segreto dei melangoli (alberi di arance amare) una veduta prospettica.

giardino segreto dei melangoli e Galleria Prospettica (Borromini)

Borromini realizzò tra il 1653 e il 1654 sullo stesso muro di cinta la sua prospettiva, nota come Colonnata o Galleria Prospettica.

Galleria Prospettica
Borromini con l'aiuto del matematico Padre Giovanni Maria di Bitonto, riuscì ad ingannare i sensi facendo convergere verso un unico punto di fuga il colonnato, con colonne doriche che hanno dimensioni sempre minori (da 5,68m a 2,47m), e costruendo il pavimento in salita (con una pendenza di 60cm) e il soffitto inclinato.
L’arco frontale, alto 6 m e  largo 3 si riduce nel fondo ad un’altezza di 2 m e una larghezza di 1 m.

Galleria Prospettica
Inoltre i 42 riquadri a mosaico del pavimento rimpiccioliscono in prospettiva.
Sul fondo della galleria è stato dipinto un paesaggio e nel 1861 il Principe Clemente Spada vi ha posto una statuetta romana di guerriero (sostituita oggi da un calco), che anche se alta 60cm si percepisce molto più grande. 

statuetta di Guerriero nel fondo della Galleria Prospettica
In questo modo la galleria che in realtà misura 8,82m appare all'occhio lunga almeno 30m. 
Se si entra nella galleria, man mano che si procede verso il fondo, si appare sempre più grandi, e la statuetta in rapporto a noi apparirà molto più piccola di come era apparsa prima, apparirà delle sue reali dimensioni.
Un vero effetto illusionistico barocco!



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In Piazza Capo di Ferro, di fronte alla facciata principale di Palazzo Spada, si trova la facciata laterale di Palazzo Ossoli.
Anche la facciata di questo palazzo venne decorata con creazioni architettoniche da Francesco Borromini per fare da controscena alla facciata di Palazzo Spada.

facciata principale di Palazzo Ossoli
Durante un recente restauro sono riapparse queste decorazioni che presentavano un nicchione a finto bugnato contenente la Fontana delle Mammelle, già scomparsa nel '700.

facciata laterale di Palazzo Ossoli su Piazza Capo di ferro
Ci restano di essa la descrizione di Fioravante Martinelli (1660) e una stampa di de Rossi coeva alla fontana.

Questa fontana era composta da un'erma femminile dalle cui mammelle zampillava l'acqua in una sottostante vasca, insieme a quella che usciva da sotto la statua in stucco.

Fontana delle mammelle come appare oggi con erma in legno e sarcofago
Oggi la fontana è stata ricostruita sostituendo l'erma con una sagoma in legno dipinta a monocromo, le cui mammelle non zampillano più, ma sono stati dipinti dei finti rigagnoli che scendono sulle braccia incrociate della ninfa.

sarcofago strigilato con protomi leonine della fontana
L'acqua oggi esce da una testa leonina, che la riversa in un sarcofago strigilato con due protomi leonine che a loro volta riversano l'acqua nella vasca sottostante.

Sul muro della facciata di Palazzo Ossoli sono anche stati disegnati tre ordini di finestre (con finti infissi e vetri e alcune con timpani), e due torri a finto bugnato.
Un enorme trompe-l'oeil.

finte finestre della facciata laterale di Palazzo Ossoli
La facciata inoltre presenta un'altana e una meridiana con numeri romani e gigli in ottone in corrispondenza delle linee orarie delle 11, 13 e 17.

altana e meridiana di Palazzo Ossoli
Borromini aprì anche un secondo ingresso del Palazzo Spada su Via Giulia, in asse con la fontana, in modo da creare l'illusione che la fontana facesse parte del palazzo.

Fontana delle Mammelle vista dall'androne del giardino del palazzo
Fontana delle Mammelle vista dall'ingresso al cortile storico del palazzo da Via Giulia
Fontana delle Mammelle vista dal cortile storico del palazzo
Entrati dall'ingresso del palazzo che si trova su Vicolo del Polverone, si accede all'androne che conduce al giardino verso Via Giulia del palazzo.

facciata su Via del Polverone
ingresso su Via del Polverone


ingresso all'androne del giardino (e alla Galleria Spada)
Sulle facciate del palazzo che si trovano rivolte verso l'androne sono stati creati trompe l'oeil di finte finestre.

trompe l'oile sulla facciata posteriore del palazzo
Anche il balcone su due colonne dell'ala verso il cortile storico è stato progettato dal Borromini.

balcone su colonne dell'androne
particolare del balcone
Il giardino all'italiana, decorato con fontane, che conduce sino all'ingresso su Via Giulia, è separato dall'androne da una cancellata decorata con telamoni e cariatidi (disegnata dal Borromini  realizzata da Michele Arcucci).

cancellata tra l'androne e il giardino di Palazzo Spada
giardino all'italiana con fontane di Palazzo Spada
telamone e cariatide della cancellata del giardino di Palazzo Spada
giardino visto dal Piano Nobile
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Il Cardinale Bernardino Spada, mecenate e collezionista d'arte, trasformò  quattro sale dell'ala sinistra del palazzo che affaccia su Vicolo dell'Arco, nella sua quadreria privata, lo stesso spazio che oggi costituisce la Galleria Spada.

La Galleria Spada è stata aperta al pubblico nel 1927, per poi essere chiusa negli anni '40 a causa della Seconda Guerra Mondiale.
Infine nel 1951 è stata riaperta.

I dipinti, come nella raccolta privata del Cardinale Bernardino Spada, si susseguono su file, senza lasciare spazi vuoti sulle pareti, i quadri piccoli in alto sopra quelli grandi, disposti non seguendo una cronologia, ma piuttosto una similitudine cromatica, come si usava allestire le collezioni nel Seicento.

La collezione si è ingrandita con le acquisizioni del pronipote Cardinal Fabrizio Spada e con il matrimonio di Orazio Spada con Maria Veralli (1636).

Per seguire la mia descrizione della galleria vi rimando al post che le ho dedicato: "Roma: la Galleria Spada".

www.galleriaspada.beniculturali.it
Orario:  mercoledì/lunedì  8.30/19.30     martedì chiuso
Costo:    5€
GRATIS  prima domenica del mese
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Nel 1927 lo Stato Italiano ha acquistato Palazzo Spada, con le collezioni e gli arredi presenti.
Il Piano Nobile del palazzo è oggi occupato dal Consiglio di Stato.

Numerosi sono gli artisti che hanno collaborato alla decorazioni delle sale del Piano Nobile, primo fra tutti Giulio Mazzoni.

Per la mia descrizione più dettagliata vi rimando al post "Roma: il Piano Nobile di Palazzo Spada" interamente dedicato alla visita di questo piano del palazzo.


ATTENZIONE: le visite al Piano Nobile di Palazzo Spada sono consentite solo su prenotazione con email sul sito:
https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsintra/cdsintra/Sportellodelcittadino/Storiaearte/sedecds/index.html

Orario:  II e III sabato del mese
              9.00/13.00    (ultima entrata alle 12.00)


CONCLUSIONI
La visita a Palazzo Spada non riguarda solo il palazzo, ma continua nella sua galleria d'arte e tra le sale del suo Piano Nobile (ai quali ho dedicato due post separati).
Consiglio sicuramente di visitare, se se ne ha il tempo, tutti i suoi spazi, e sarete stupiti anche voi nello scoprire il grande patrimonio artistico racchiuso al suo interno.